>Foscolo, Laura

                            FOSCOLO-VITA
Foscolo nasce a zante,zacinto,in Grecia,dominio veneziano,nel 1778. il padre è italiano,la madre greca. Il fatto che la madre sia greca fa si che per lui il rapporto con la Grecia si carchi di particolare importanza. La Grecia non è più la patria del mito,della perfezione ideale,ma la patria reale. Il neoclassicismo foscoliano ha radici molto profonde la nostalgia per la Grecia non è solo per una terra in cui si era realizzata la bellezza dell’arte greca,ma era la patria stessa. Nel Foscolo la Grecia e la madre coincidono.
Ben presto si stabilisce a spalato (Dalmazia) e quando muore il padre si trasferisce a Venezia dove la madre ha dei parenti. Qui comincia a studiare e a scrivere nonostante la sua condizione economica non fosse brillante. Frequenta il salotto letterario di isabella teotochi che lo aveva affascinato sia per la sua cultura che per la sua bellezza infatti era sua amante. Aderisce agli ideali rivoluzionari andando quindi contro al governo veneziano( ricorda che il governo veneziano del periodo era oligarchico e conservatore. C’era la repubblica veneziana). Per questa situazione d’urto con il governo si ritira sui colli Euganei (ovest di Venezia). È del.’87 la rappresentazione del tieste,una tragedia alferiana (ricorda che nelle tragedie di alfiere c’era la figura del tiranno politico ma che poi diventa il tiranno interiore).
Quando napoleone cede Venezia all’Austria con il trattato di campoformio nel 9,il fosco ne rimane profondamente deluso. Capisce infatti che l’interesse napoleonico per l’Italia era solo di tipo imperialistico.
In seguito si sposta a Milano,centro culturale illuminista molto fervido,in cui ci sono il Monti e il Parini oltre agi intellettuali che vengono dal sud (come il Cuoco che dopo il fallimento della rivoluzione napoletana del 99 va al nord ritenendo causa del fallimento il fatto che fosse stata fatta solo dagli intellettuali.
Da Milano il Foscolo si sposta in altre città come per esempio Bologna in cui fa attività giornalistica.
A Bologna alla fine del 98 comincia la stampa delle ultime lettere di Jacopo Ortis e sempre a Bologna,prima del trattato di campoformio,si era arruolato nelle truppe della repubblica cispadana e pubblicò un ode intitolata “bonaparte liberatore”.
Da un lato continuerà a sperare nell’intervento napoleonico,dall’altra però non dimenticherà la delusione da lui avuta nel 97.
Caratteristica del Foscolo è quella di unire la scrittura e il pensiero all’azione partecipando attivamente. Arriverà infatti fino a Genova. Mentre combatte a Bologna vengono pubblicate le ultime lettere di Jacopo Ortis concluse da qualcun altro.
In seguito pubblica un’ode dedicata a una nobildonna genovese “lode a Luigia pallavicini caduta da cavallo (una delle su due uniche odi).
Quando i francesi vincono a marengo nel 1800 il foscolo svolge delle missioni in toscana.
Durante tutti i suoi spostamenti allaccia numerose relazioni amorose tra le quali si ricorda: isabella concioni a Firenze e Antonietta fagnani arese a Milano. Quest’ultima è la destinataria dell’ode “la dama risanata” che celebra la bellezza della donna che guarisce da una malattia. Quindi la donna è da lui celebrata come se fosse una divnità. Si tratta quindi di un’ode neoclassica. Infatti il concetto base è estremamente winkelmanniano: la poesia sottrae al tempo la bellezza della donna e la consegna all’eternità. Fa della figura della donna umana una dea.
Agli inizi del 1800 (precisamente 1802 e 1803) pubblica le sue poesie. L’ultima edizione comprende i 12 sonetti e le due odi. Nel 1802 a Milano era uscita l’edizione delle ultime lettere di Jacopo Ortis.
A questo punto della sua vita il Foscolo,seguendo napoleone,parte per la francia del nord perché napoleone aveva in progetto una spedizione in Inghilterra. Nella francia del nord,oltre ad avere una relazione con una donna da cui ha una figlia che conoscerà solo dopo molti anni ma che sarà la stessa che si prenderà cura di lui negli ultimi anni della sua vita,comincia la traduzione di un opera dello Sterne “il viaggio sentimentale”la quale ha un tono ironico. Questa traduzione gli consente di maturare un atteggiamento ironico,un distacco dal proprio sentire,che sarà importante per l’elaborazione delle Grazie in quanto perun approdo alle correnti neoclassiche sarà necessario il controllo delle emozioni. Quando torna dalla francia passa per Milano ma prima,passando per parigi,aveva incontrato il manzoni (1806).
Dopo essere stato a Milano va a venezia a trovare la madre con la quale mantiene rapporti stretti e dalla quale torna spesso. Il rapporto con la madre fuoriesce  esplicitato nelle ultime lettere di Jacopo Ortis e nel sonetto “in morte del fratello giovanni”.
Torna nel salotto della toitochi nel quale ha una discussione con il Pindemonte  (1806) riguardo a un provvedimento emanato in francia e esteso l’anno successivo anche in Italia.tale provvedimento obbligava a seppellire i morti fuori dalle mura della città per motivi igienici (editto di saint cloud 1804). Questo editto prescriveva tra l’altro l’ultilizzo della fossa comune (ciò è tipico di un atteggiamento materialista secondo cui tutto è materia e quindi con la morte termina il ciclo della vita).
Il Foscolo contraddice il pindemonte che ritiene importanti i sepolcri individuali. In seguito a questa discussione (ricorda che era una discussione frequente in quel periodo),Foscolo ritorna sulle sue convinzioni e scrive un carme,un poemetto filosofico intitolato “dei sepolcri” fatto da endecasillabi sciolti.
Il Foscolo rivaluta la sua discussione con il pindemonte per 4 ragioni:
-     per una ragione di tipo affettivo: i sepolcri consentono un rapporto illusorio tra i vivi e i morti (ricorda che lui era sensista materialista quindi si trattava comunque di un rapporto illusorio);
-     per una ragione di tipo etico: le tombe segnano l’inizio della civiltà assieme alla celebrazione dei matrimoni e di culti religiosi e all’amministrazione della giustizia (riprende vico);
-     per una ragione di tipo politico: le tombe dei grandi servono da esempio delle grandi azioni perché permettono che non vengano dimenticate;
-     per una ragione poetica: i poeti ascoltano la voce dalle tombe (ricorda che omero celebrava i grandi proprio partendo dalle tombe). Le tombe danno eternità al passato “finchè il sole splenderà sulle sciagure umane” (versi dei sepolcri).quest’ultima frase rivela comunque la convinzione che Foscolo ha che anche la poesia non è eterna.
Per il Foscolo le illusioni sono i valori che però non hanno necessariamente un fondamento ontologico perché tutto è materia. L’unico limite dei valori (gloria,patria,famiglia,amore,poesia,libertà,bellezza) è la morte. La poesia è uno dei valori più alti perché celebra attraverso la bellezza quegli ideali che rendono grandi gli uomini sottraendo alla morte tali valori.
Ma anche la poesia morirà quando il sole non splenderà più e quindi anche la poesia,come tutti gli altri valori non è che un illusione.
Nelle lettere di ventimiglia (ultime lettere di Jacopo Ortis),Jacopo riflette su come sia la natura,sia la storia siano dominate dalla distruzione.
Jacopo Ortis poi si ucciderà perché rifiuta il limite;si scoraggia davanti ai limiti. In primo luogo si uccide per la consapevolezza dell’impossibilità di agire nella realtà politica.
I sepolcri sono pubblicati nel 1806 a brescia. Subito dopo pubblica un esperimento di traduzione dell’iliade di omero. Anche questo sarà un esercizio propedeutico alla scrittura delle grazie.nel 1808 gli è affidata la cattedra di eloquenza all’università di pavia durante la quale fa un discorso in cui non risparmia critiche al potere e per questo la cattedra viene soppressa. Nel frattempo esprime sempre più chiaramente l’avversitàcon napoleone andando così anche controil monti che invece si schierava politicamente a seconda dei suoi interessi. Il Foscolo fa rapresentare la tragedia “aiace” e attraverso la figura di Agamennone,che incarna napoleone,mostra la sua ostilità nei suoi confronti. Per questo la tragedia viene censurata e avviene la rottura definitiva dei rapporti con napoleone.
foscolo va a firenze e scrive el grazie,un poema mitologico neoclassico. le grazie non verrano mai completate e il foscolo ci lavorerà per utta la vita.
quando napoleone vene sconfitto a waterloo,gli austriaci tornano in italia a il foscolo riceve l'offerta di una collaborazione culturale,ovvero la direzione della biblioteca italiana,una rivista culturale (sarà in questa rivista che verrà pubblicata nel 1816 la lettera di mme de stael che inaugura il romanticismo in italia incitando gli italiani a comnciare ad interessarsi alle letterature straniere e non far più riferimento solo ai classici. nascerà così la querelle tra classici e romantici). il foscolo però rifiuta l'incarico ch eviene invece accettato dal monti.
il foscolo va quindi in esilio a londra dove vive una vita difficile,accumula debiti ed entra in conflitto con gli altri esuli italaini.
continua a scrivere e prosegue nella scrittura delle grazie. scrive inoltre pagine di critica esprimendosi negativamente nei confronti del romanticismo. traduce l'iliade. muore nel 1827,povero ed assistito dalla figlia. verrà poi seppellito in italia a santa croce,vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei sepolcri.

ORTIS

Le opere pricipali di Foscolo sono le Ultime Lettere di Jacopo Ortis, le Odi e i Sonetti, il carme filosofico Cei Sepolcri e le Grazie.
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis sono un romanzo epistolare (nella letteratura moderna uno dei più noti è Le lettere di una novizia di Piovene).
Il romazo ha parecchie redazione:
-1801
-1802
-1816 a Zurigo
-1817 a Londra.
Si configura come una raccolta di lettere scritte dal protagonista Jacopo che è la proiezione dell'autore stesso o la maschera dell'autore. Jacopo è un patriota, nutre grandi ideali politici però non riesce ad agire, non può cooperare attivamente per realizzare ideali illuministici, lla delusione per l'impossibilità di agire è tale che allora si suicida. Il suicido di Jacopo viene narrato viene narrato dal destinatario delle lettere Lorenzo Alderani.  Quest'ultimo nel corso del romanzo compie alcuni interventi di presentazione o di cerniera.Lorenzo rappresenta l'anti-ortis tale figura si svilupperà successivam,ente con il Didimo Chierico il quale si configurerà come un personaggio che haimparato a renere dentro di se le passioni, è inm grado di controllare il pathos e ciò che ne traspare è il calore di una fiamma lontana.
Le lettere sono indirizzate quasi tutte a Lorenzo, solo alcune sono indirizzate a Teresa, l'amore impossibile di jacopo in quanto era stata promessa in sposa ad un altro uomo.
Il suicido di Jacopo è dovuto in parte alla causa amorosa ma soprattutto per l'impossibilità di agire politicamente..
TRAMA:Jacopo è un giovane patriota che dopo la cessione di venezia all'Austria con il trattato di Campoformio si rifugia nei colli Euganei per sfuggire alle persecuzioni. Qio si innamore di Teresa ma il suo è un amore impossibile in quanto ella è già stat promessa in sposa ad Odoardo il quale è l'esatta antitesi di jacopo: prosaico, non da alcuna valore al sentire ed è tanto freddo e razionale quanto Jacopo è  appassionato. La disperazione amorosa e politica spinge Jacopo ad intraprendere un viaggio per tutta l'Italia. Giunge a Milano e qui ha un incontro con parini e anche a Ventimiglia dove medita sil trionfo perpetuo della natura sull'uomo.La notizia del matrimono di Terersa (l'ultima goccia che fa traboccare il vaso)  lo riporta in Veneto e successivamente si uccide.
Il suicidio di jacopo può essere inteso o in chiave alfieriana come una non accettazione del limite oppure come abbandono della lotta oppure ancora come un suicidio catartic, l'auotre si uccide attraverso il suo personaggio ed infine in chiave psicanalitica come una scelta regressiva di ritorno al grembo materno.
La morte ha unafunzione simbolica per il Foscolo, per lui segna una possibilità di svolta tanto che successiavamente approderà a posizioni più moderate e ad un controllo del proprio pathos.
Rispetto  al Wether di Gothe abbiamo un elemento di novità infatti qui Foscolo utilizza dei frammenti di lettere da lui stesso scritte, questo comporta un maggior taglio autobiografico sottolineato dalle varie pubblicazioni.
Possiamo inoltre affermare che Ortis sia un personaggio alfieriano in quanto:
1) aspira all'assoluto
2)è bramoso di gloria
3)ha un carattere impetuoso
tutte queste caratteristiche oltre a fare di ortis un personaggio alfieriano lo rendono anche un tipico personaggio preromantico in quanto il sui io è al centro dell'intera vicenda.
differenza con il romanticismo: il romanticismo italiano è conntoato da una visione religiosa,i romantici hanno una visione provvidenzaile della storia.
i valori sono chiamati da foscolo illusioni perchè tutto sarà comunque destinato a morire. con illusioni egli intende quindi i valori politici,gli affetti famigliari,la gloria,la tomba,l'amore,la bellezza e la poesia.
lo stile è eccessivo,patetico,soggettivo ed appassionato. la sintassi esprime infatti il carattere patetico del personaggio. per questo è ricco di esclamazioni,anafore e reticenze. la sintassi è paratattica.

Testi
 -Il sacrificio della patria nostra è stato consumato:
è la lettera di apertua del romanzo.
Sintesi: è avvenuto il tradimento ora dovrei schierarmi dalla parte di Napoleone? Lorenzo consola mia madre che mi ha convinto ad andare via da Venezia. Accusa poi gli italiani di non interessarsi alla situazione degli stessi italiani. NOn vuole andare in esilio perchè piuttosto preferisce morire in patria.
"Il sacrificio della patria nostra è stato consumato: tutto è perduto e la vita se pure ne verrà concessa non ci restwerà che per piangere le nostre sciagure".
E' il tema del sacrificio ad aprire il romazo, lo stesso suicidio finale di jacopo può essere interpretato come un sacrificio simbolico.
"Consola mia madre" tema della madre che lo trattiene a lungo dal suicidio.
La morte appare l'unica alternativa che gli si offre di fronte a una situazione politica senza via di uscita. troviamo da un lato un nichilismo disperato da l'altra il recupero dei valori posotivi attraverso l'illusione.
Dal punto di vista formale troviamo: paratassi, negatività del lessico (sciagure,tradito,lacrime,persecuzioni), numerose interrogative, aggettivi possessivi (nostre sciagure e nostra infamia)che pongono l'io al centro ed il rapporto affettivo tra l'io narrante e la patria e lessico elevato, le figuare retoriche rincipali sono l'anafora e l'antitesi.
Le parole chiave sono sacrificio,tradito, consola lacrime. domanda retorica: posso ancora sperare qualche giorno di pace??
Lo stile risulta infatti eccessivo (piacque al Mazzini), la sintassi esprime il lirismo patetico del personaggio, la paratassi vuole esprimere in modo più intenso il pathos.

 

-Il colloquio on Parini: la delusione storica: avviene sotto i tigli.la lettera inizia con la presentazione del Parini. Si sostiene da una parte al braccio di Ortis dall'altra sul suo bastone, guarda i suoi pedi e poi guarda ortis come per ringraziarlo della pazienza. "E' il personaggio più eloquente e piu dignitoso che io abbia mai conosciuto[...] d'altronde un profondo  generoso meditato dolore a chi non da somma eloquenza?" Per Foscolo il sentire con profondità e meditazione non può che esprimersi in un alto parlare. Il dolore nella vita del Parini è la chiave della sua esperienza esistenziale.
 riprende il tema della "caduta" di parini.
"Le lettere prostituite, tutte le passioni languenti e degenerate in una indole vilissima corruzione; non più sacra ospitalità, non la benevolenza non più l'amore.." Il letterati si vendono al potere (viene ripreso il tema dell'ode pariniana della caduta. la letteratura peril Foscolo invece è impegno civile letterario e politico. Dal punto di vista stilistico invece troviamo l'anafora del non rafforzata dal più.
Nelle righe successive troviamo un riferimento alla storia romana in particolare alla figura di Catilina, personaggio malvagio per indole e per scelta ma Sallustio dirà che Catilina è grande nel suo male.
"Non avremo salute mai?" Saremo mai salvi.
Ulteriore descrizione del Parini " Il Parini non aprina bocca ,a stringendomi il braccio mi guardava ogni otra più fisso. Poi mi trasse, come accennandomi perch'io tornassi a sederm: E pensi tu proruppe che s'io discernessi un barlume di libertà mi perderei ad onta nella mia inferma vecchiaia in questi vani lamenti? o giovane degno di patria più grata!" Il comportamento di Parini è ricco di pathos ed è esagerato.
"Allori io (ortis) guardai il passato...allor io" anafora dell'allor più parallelismo.
Oltre alla politica un altro oggetto della sua possione potrebbe essere Teresa ma anche l'amore per lei è impossibile
"No, io gli dissi (jacopo) io non veggo più che il sepolcro". Jacopo si rende conto che non gli resta che la morte. (sepolcro metoniamia di morte)
Il pensiero della madre lo ha trattenuto dal suicidio ma secondo jacopo se la madre sapesse le sue sofferenze non lo tratterrebbe dal suicidarsi.

La lettera può essere divisa in diverse parti:
1) la PRESENTAZIONE DI PARINI
2) il DIALOGO
3) pARINI CHIEDE PERCHE' ORTIS NON RINUNCIA ALLA PASSIONE POLITICA
4)JACOPO SPIEGA COME IL PENSIERO DELLA MADRE LO ABBIA PIU VOLTE TENUTO LONTANO DA SUICIDIO
5) SPIGAZIONE DEL PARINI: egl spiega come sia importante agire a livello politico per farlo però Jacopo deve essere disposto a macchiarsi le mani di sangue ed inoltre deve avere audacia e fortuna, viene ripresa la visioni del Macchiavelli, gli spiega come i potenti lo ameranno finchè li gratificherà "gli amori della moltitudine sono brevi e infausti". Bisogna saper sedurre per raggiungere risultati, bisogna venir meno all'onesta alla legalità e bisogna sapersi difendere da chi usa le stesse strategie.
Ponendo che riuscisse ad arrivare fino in fondo, riuscirebbe ad essere spietato? Inftti per essere rispettato bisogna saper sedurre sia chi sta sopra sia ci sta sotto di noi. Il processo escritto da Parini ripercorre puntulmente tutti gli aspetti del proceso rivoluzionario francese così per bocca di Parini si esprime l'esperienza che il Foscolo aveva avuto della riv francese (prima era stato speranzoso poi sfiduciato).
Parini guardando il cielo dice ndirettamente che un alternativa all'agire politico c'è ed è Dio ma per Foscolo questo non è concepibile a causa della visione materialistica.

-La lettera da Ventimiglia: la storia e la natura
Viene espressa una visione profndamente pessimistica sia della storia che della natura.
1)descrizione della natura riassunta dalla frase "La natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da quasto suo regno tutti i viventi". La natura è ritratta secondo canoni preromantici essa rispecchia la natura tomentata dell'io che è inquieto.
2)allocuzione all'Italia: "O Italia i tuoi confini sono questi" Dopo aver invocato l'Italia Ortis scrive una serire di interrogative retoriche tramite le quali esprime il rimpianto per le antiche virtù.
3) viene messo in risalto il contraso fra il passato e il presente: prima vi erano i fasti dell'impero romano e l'italia era una gloriosa nazione ora  non ci ribelliamo più e soccombiamo sotto gli austriaci.
Ortis evidenzia come gli italiani non si ribellino alla sciagure ma egli nota anche che se lo facessero comunque le sciaguafe sono proprie del genere umano La storia è fatta da una contrapposiazione tra momenti di sciagura e mmenti di gloria, non c'è momento della storia che sfugga a questo processo.
LA STORIA E' ALTERNA VICENDA DELLE UMANI SORTI
5) che cosa sono i valori? "Noi chiamiamo pomposamente virtù tutte quelle azioni che giovano alla sicurezza di chi comanda e alla paura di chi serva"
6)Gli dei sono una creazione grazie alla quale chi ha potere può dominare meglio i vinti
7)chiede a lorenzo quale sia la vera virtù. "TU O COMPASSIONE SEI TU LA SOLA VIRTU, TUTTE LE ALTRE VIRTU SONO USURAIE".
8) allocuzione alla Natura "O natura! Hai tu forse bisogno di ni sciagurati e ci consideri come vermi e gli insetti che vediamo brulicare e moltiplicarsi senza sapere a che vivano?"Perchè la natura ci ha dato l'istinto alla vita se in ultima analisi è distruzione??
9)Per Jacopo è inutile fuggire perchè il destino degli uomini è ugule ovunque quindi tornerà in patria dove verrà pianto da altri infelici come lui.

-La sepoltura lacrimata
Viene trattato il tema della tomba, non è possibile per lui avere una tomba lacrimata in quanto politicamente ortis nn ha una patria.
jacopo immagina la propria tomba onorata non solo dalla natura ma anche dai sospiri degli antichi padri .
v.35: distruzione divoratrice di tutte le cose: è la distruzione insita in tutte le cose,nella trasformazione della materia. la tomba è la morte ultima di tutte le cose.
v.37: vede la madre che parla alla sua tomba. tema del colloquio tra vivi e morti e tra madre e figlio morto.
v.40: mettere le mani nella tomba=metafora.
"Geme la natura perfin nella tomba e il suo gemito vince il silenzio e l'oscurità della morte": la natura fa sentire il suo gemito tramite la tomba,v.31: la natura stessa si fa sentire persino nella tomba.
immagina inoltre che la sepoltura sia lacrimata dalla donna che ama,teresa
La tomba si configura come il luogo di incontro simbolico tra i vivi e i morti, attraverso la tomba l'uomo è sottratto alla morte grazie al suo ricordo negli altri e permette i rapporti affettivi tra vivi e morti.
conclude con "o illusioni" perchè ancora una volta il tema del rapporto affettivo dei vivi con i morti da un lato si configura come valore,dall'altro come illusione, a rendere però impossibile a jacopo l'avere una tomba lacrimata è dovuto dal non avere una patria.
la frase finale: era uomo e infelice sottolinea che egli abbia partecipato di tutti gli aspetti dell'esistenza (passioni,ideali,errori) ma che era anche infelice che è caratteristica dell'eroe foscoliano e poi romantico che risulta infelice a causa della propria visione filsofica a causa della presa di coscienza dei limiti della realtà.
la tomba è un mito consolatorio rispetto alla sofferenza perchè consente uno scambio di affetti. la memeoria è quindi una vittoria sulla morte dando quindi speranza.

DALLE OPERE DEL FOSCOLO EMERGONO:
visione materialista: ogni cosa muore (natura e storia vedi lettera di ventimiglia). il pessimismo è legato alla situazion e storica che impedisce agli uomini di lottare per affermare valori illuministi.
a fronte del pessimismo ci sono dei miti a cui il foscolo aderisce ma che hanno una durata comunque legata al destino di morte e alla situazione politica. ma sono proprio questi valori ciò per cui si vive: sono i valori per cui l'uomo grande vive e si contrappongono alla consapevolezza della morte e della negatività del periodo storico.
ilfosoco partirà da un opera fortemente preromantica come le lettere di ortis e arriverà a un'opera neoclassica connotata da un profondo dominio delle passioni (le grazie).
il foscolo si esprimerà negativamente nei confronti del romanticismo italiano perchè di tipo cristiano cattolico e avente uno scopo didattico.

 

-Illusioni e mondo classico
Il tema trattato è quello dell'illusione dell'amore (l'amore è un valore e quindi un'illusione) il quale si configura come una forza positiva che si contrappone alla morte, dà un senso alla vita e consente di partecipare a quell'armonia che è legata alla contempazione della bellezza stessa.ma è un'esperienza altissima che rende più virtuosi (come tutti i valori).
v.9: pietà= tema della compoassione
Viene descritto un paesaggio idilliaco che diventa perfetto perchè è descritto con gli occhi dell'amore e della poesia.il paesaggio è idillico cpon la presenza di figure mitologiche (ninfee).
v.20: or non è tutto illsuione?tutto!=però tutto è un illusione

Foscolo rimpiange la grecia, patria della poesia antica che aveva incarnato il bello e il vero : valore della Kalokagatia. beati gli antichi che credevano negli dei e quindi in un mondo perfetto.
Nonostante la sua perfezione anche la poesia è illusione ma è consapevole che se non ci fossero queste illsuioni non agirebbe. l'eroe foscoliano,a differenza di odoardo,sente con grande forza. ed è proprio questo sentire che genera i grandi ideali e che da la forza di agire.

SONETTI

IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
Parafrasi
Un giorno se io non sarò sempre costretto a fuggire di paese in paese mi vedrai seduto sulla tua tomba a piangere per la tua morte.
Ora solo nostra madre ormai vecchia parlerà di me e io non posso fare altro che porgere le mie braccia e salutare la mia città.
Sento anch’io l’ostilità degli dei e le angoscie che hanno turbato la tua vita.
Adesso mi resta solo il desiderio di morire!
Dopo la mia morte, che avverrà lontano dalla mia città, vorrei solo che le persone portino a mia madre le mie ossa.

 

In occasione del suicidio del fratello riprende Catullo (multas spergentes)
Hanno molta importanza gli aggettivi possessivi e i pronomi personali= pathos nei rapporti intimi molto intensi gia nell’ortis celebra questo valore.
Gentili anni caduto metafora
Cenere muto perche secondo la visione foscoliana la morte e annullamento totale i colloquio con i morti e illusorio.
Prima strofa io lirico piangente sulla tomba del fratello
Seconda la madre trascinando la sua vecchiaia parla di lui con le ceneri del fratello
Struttura circolare inizia e finisce con il riferimento all’esilio nella parte centrale tomba del fratello e pianto della madre
Tema legami famigliari che hanno come centro la tomba
Morte come quiete e ritorno
Patria e madre diventanoi tutt uno cosi come patria e morte
Solo attraverso la morte e possibile all io lirico tornare alla patria
Verso 11 condivide con il fratello le stesse sofferenze vuole la stessa quiete
Porto quiete metafora della morte
Riferimento ad ulisse che nn puo tornare per l avversione di poseidone anche in a zacinto
Contrapposizione lontana io lirico dalla tomba e dalla madre e desiderio di ricongiungersi allla famiglia e alla patria.

A ZACINTO

PARAFRASI

A ZACINTO
Non toccherò mai più le tue rive sacre
Dove si adagiò il mio corpo di bambino,
o mia Zacinto, che ti specchi nelle onde
Del mare greco da cui nacque la vergine

Venere, e ella rese feconde queste isole
Con il suo primo sorriso così che descrisse
Le tue limpide nuvole e i tuoi alberi
Il verso illustre di colui che cantò

Le navigazioni di Ulisse volute dal destino
E il vario esilio per cui infine Ulisse reso bello
Dalla fame e dalla sventura baciò la sua Itaca petrosa

O mia terra materna,
 tu non avrai altro che la poesia del figlio
A me il fato impose una sepoltura senza lacrime 

 

Due codici classico e romantico
Sde ulisse potra tornare alla sua patria all io lirico cio nn e concesso anche se sono simili entrambi belli di fama…e condannati all’esilio
Ulisse ritorna circolo che si chiude codice classico l io lirico no codice romantico
Si possono individuare una serie di corrispondenze io lirico e omero entrambi poeti proprio attraverso l identificazione con omero attraverso il canto e la poesia puo tornare alla sua patria come ulisse ma in maniera diversa
Alcuni critici hanno notato che il motivo dell acqua ritorna anche nel significante di alcune parole : acqua e onde
L immagine dell acqua e materna
Il testo appare dominato dal ritorno al grembo materno:punto di vista psicanalitico
Venere stessa nasce dall acqua
Verso 1 tripla negazione impossibilita assoluta del ritorno
Vers 8 rif ad ulisse connotato utilizzando aggettivo accostanto ad itaca modo di procedere tipico di omero
La sua bellezza e legata alla sua sventura manzoni soffri per essere grande
Costruzione a scatola cinese all interno della struttura circolare vi e un fiorire di immagini che nascono l una dall altra
Sintassi molti enjambement andatura mossa che sembra mimare l esilio
2 quartine e terzina unico periodo ipotattico
ultima terzina ritmo diverso suona come una sorta di iscrizione lapidaria di sentenza

ALLA SERA

Parafrasi
Forse perché tu sei l’immagine della morte, a me giungi cosi gradita, e sia quando sei seguita dalle nuvole e dai venti sereni sia quando dal nevoso cielo che porta neve e conduci sulla terra notti lunghe e burrascose, e occupi le vie più segrete del mio animo, placandolo dolcemente.
Mi spingi a pensare alla via della morte e intanto se ne va via quest’ età malvagia, e insieme al tempo che se ne và se ne vanno anche le preoccupazioni.
E mentre guardo la tua immagine di pace, dentro di me dorme la voglia di combattere che è dentro di me e mi invita a lottare e mi da tanta angoscia.

 

Sonetto 2 quartine  e 2 terzine
Prime due sera oggetto di desiderio perche e immagine della morte
Testo costruito su una serie di opposizioni pace vs inquietudine tempo vs spirito
Pace della morte e angoscia del nulla
Le dieresi quiete e ninquiete costringono a leggere piu lentamente indagando su di esse
Forse verso 1 da l impressione che il sonetto nasca da una riflessione
Sera io agogna a te sia quando il clima e primaverile sia quand e invernale
Puo essere metaforico stagioni simboleggiano i diversi stati d animo
tu mi fai pensare al nulla eterno mentre il tempo malvagio corre insieme alle schiere delle preoccupazioni
reo tempo e stato anche interpretato come condizione storica del tempo negativa
ritorna nell ultima terzina il concetto di quiete messo in crisi dalla voracità del tempo
alla sera assopimento del suo spirito del suo spirito guerriero che lotta contro il reo
 tempo 

ALL AMICA RISANATA

Paragone tra donna e venere
Le idee all inizio erano umane la fama attraverso la poesia le fece diventare divine
 Idea wilcheniana attraverso le immagini perfette della poesia classica le cose vengono sottratte al tempo e diventano oggetto di una perenne contemplazione
Verso 6 eterno raggio perifrasi
Stile classico la poesia consacra all eternita la bellezza e quindi trasforma l umano in divino
Dialettica tra il buio e l a luce ( Lucrezio de rerum) che richiama antesi tra vita e morte
Si ispira ale odi pariniane
La donna viene sottratta al tempo attraverso le immagini perfette della poesia classica
verso 8 ippalage egro riferito al letto e non allla donna
vrso 13 citazione pariniana
ode ripartita in tre parti
1 rappresentazione della donna che guarisce dalla malattia e si adorna di monili apprestandosi ad esercitare il suo fascino.
Ore verso 19 figure mitologiche
2  vengono menzionate tre divinita atene, afrodite e bellona
(Afrodite regina di cipro venere romana) la cui origine era umana
3 l io lirico fa riferimento a se stesso ricorda la propria origine greca
colui che deriva dalla poesia greca quella italiana e quindi avra fama per questo
verso 30 anastrofe
la donna e vestita con una veste leggera che avvolge le sue forme
stile classico: iperbato, registro alto(latinismi,grecismi), riferimenti mitologici conferiscono al teso una raffinatezza neoclassica.
Bellezza ritratta in modo tale che diventa divinizzata attraverso un processo che toglie materialita a cio che e materiale.
Poesia esternatrice e un illusione
Ritorna la consapevolezza della caducità delle cose umane ribadita inizialmente dalle tenebre e dalla malattia
Telo= freccia
Verso 72 polisinteto riferimento francia contro Inghilterra
Verso 73 venere
Verso 77 arcani tuoi lari perifrasi per indicare la casa
Verso 80 perpetua parola chiave
Verso 48 referimento alma venere di Lucrezio
Isole greche simboleggiano la grecia immagine di stabilita e maternità  contrapposte al movimento di acqua e vento che simboleggiano il tempo
Verso 83 selvoso dorso sorta di personificazione
Verso 87 di faon la fanciulla = saffo (perifrasi ) protagonista testo di Leopardi

 

                     DIDIMO CHIERICO
didimo chierico ha imparato a tener celate le proprie passioni così ciò che ne traspare è solo il chiararore di una fiamma lontana.
questo controllo delle passioni prelude al neoclassicismo delle grazie.
didimo chierico è ironico,distaccato,critico.non ha rinunziato ad avere ideali ma ha preso atto delle difficoltà di realizzarli e quindi ha un rapporto più distaccato e parzialmente scettico.per lui il valore è uno smascheramento di ciò che è falso e vano.
didimo è il nome di un grammatico alessandrino.
chierico fa riferiemnto all'essere un intellettuale (va in giro vestito da ecclesiatico).
               DIDIMO CHIERICO,L'ANTI-ORTIS
era più interessato alle cose vicine che a quelle lontane. per lui chi non si adira vuol dire che non ha valori,sarà però forse più felice di chi li ha.
egli matura un disinganno ma continua a credere comunque nei valori.

L'ARMONIA  (principi di critica poetica)
in uno scritto critico il foscolo dice che c'è un armonia nelle cose e il percepirla purifica. però nel mendo c'è anche disarmonia. la poesia unisce l'armonia della musica con quella delle forme e quindi ha un efficacia maggiore di tutte le altre forme d'arte.

SEPOLCRI

I SEPOLCRI
è un carme a carattere filosofico. Carme deriva dal latino (carmi trionfali e conviviali).
È un canto in cui viene espressa una profezia usato nel senso di avere un carattere dimostrativo.
I sepolcri volgiono avere la funzione di dimostrare che le tombe hanno 4 utilità a fronte della concezione materialista.
Sono ricchi di riferimenti con la situaizone stroica contingente e contengono continui collegamenti tra passato e presente.
Metro: endecassilabi sciolti (non in strofe). Si tratta di 295 endecasillabi.
È chiaro un collegamento alla tradizione della pesia cimiteriale inglese ma qui i sepolcri non esprimono una visione religiosa (che anzi il foscolo aveva criticato).
Ol foscolo affronta varie tematiche come la decadenza dell'italia,la funzione della poesia e la condizione individuale.
Il materialismofoscoliano è di matrice dolbachiana e fa riferimento a lucrezio  a cui si ispirano i sepolcri.
Altro filosofo di riferiemnto è vico con la sua concezione della storia(che non si è ancora capita quale fosse!!!!).
Ha una struttura è argomentativa e a grappolo (argomento centrale e diramazioni laterali). La continuitàà del discorso è data dalla presenza di elementi di transizione. Le sentenze concludono i diversi passaggi argomentativi riassumendone i concetti (l'uso delle sentenza ha fatto pensare all'influenza di pindaro....ma...DIMENTICATEVELO!!!!).
Stile: iperbato,latinismi,metafore,personificazioni,epiteti classici,alternanaza di peridoi ampi strutturati ipotatticamente con periodi brevi e paratattici conferisce un carattere sentenzioso. Gli enjambement accompagnano lo sviluppo dell'argomentazione.
poeti citati: alfieri,parini,omero.pindemonte (destinatario),petrarca e dante.

 

ANALISI
Interrogative retoriche non c’è ente che sopravviva alla morte
I sepolcri non hanno alcun senso per i morti.
Citazione in latino tratta dalla legge delle 12 tavole
Verso 2 di pianto…(dei vivi) domanda retorica
La morte è sempre dura perché è annullamento
Verso 8 dolce amico Pindemonte
Armonia parola chiave
Involve = trascina
Traveste= trasforma
Dite=morte
La speranza non può riguardare la morte la dimenticanza investe ogni cosa Tutto si trasforma perché la materia è in continuo movimento
I sepolcri consentono colloqui tra vivi e morti= primo motivo per cui sono importanti
Se qualcuno ricorda il morto con il ricordo il morto sopravvive alla morte seppure in maniera illusoria
Questa corrispondenza di amore tra vivi e morti è qualcosa di divino( quando dice divino non si riferisce alla visione cristiana ma a quella degli dei pagani; qualcosa che supera i limiti umani)
Agenti atmosferici che straziano i corpi V canto del purgatorio
Verso 37 agenti atmosferici terra vista come madre che da conforto
Verso 38 piede del vulgo se calpestano le tombe
Verso 39 arbore= albero latinismo piante al femminile
Chi guarda oltre la morte può vedere il perdono di dio o i compianti luoghi infernali
Sospiro verso 49 illusione già presente in ortis
Verso 53 e =passaggi rapidi da un argomento all’altro utilizzando congiunzioni
Povero tetto verso 55 metonimia una parte per il tutto il verso fa riferimento alla caduta
Editto di saint cloud del 1804 applicato in italia nel 1806
Verso 67 allitterazione della f
Verso 68 allitterazione della r
Verso 69 iperbato
Verso 67 tristizza per la perdita del parini
Verso 60 forse si riferisce all’adda
Importanza degli aggettivi possessivi e pronomi personali indica l’intensità degli affetti
Verso 74 immagine preromantica musa che cerca il corpo nella fossa comune
Bronchi parola dantesca tronchi mozzati
Alla profanazione compiuta dalla cagna e dall’upupa si contrappone il pianto delle stelle
Uccello che non è notturno ma forse il suono ricorda atmosfera notturna
Ambrosia in Foscolo segnala la presenza degli dei
Secondo motivo d’importanza le tombe hanno una funzione civile
Per Foscolo la suprema delle virtù è la pietà (grazie ortis)
Verso 91 polisindeto
Verso 113 delinea tinte cupe la concezione cristiana venal prece= preghiera pagata
Verso 114 ma = elemento di transizione contrapposizione tra visione pagana e cristiana
Verso 123 vengono messi in luce i petti parte sensibile dell’uomo
Chi muore cerca la luce la morte è qualcosa di doloroso che si vuole fuggire
Elisi = paradiso pagano
Verso 136 maggior pino = albero maestro
Celebrazione dei grandi uomini attraverso la tomba
Verso 147 ove = quando fortuna intesa alla latina = sorte
Riposato albergo verso 146 collegamento con alla sera e in morte del fratello giovanni
Foscolo si fa erede del parini
Se il mondo è questo egli desidera la morte
Tombe come exemplum delle grandi azioni
Versi 155-160 interpretazione dell’obliquità di macchiavelli
Verso 161 riferimento a Michelangelo
V 162 riferimento a Galileo
V 163 riferimento newton
V 165-166 gusto decisamente neoclassico
V 167 riferimento all’arno
Guibellin fuggiasco = dante 
Calliope labbro = perifrasi e metafora per indicare Tetrarca che mediò il passaggio dalla poesia antica alla poesia moderna
V.183: i destini alterni dominano la vicenda umana (lettera di ventimiglia). Mal vietate alpi=mal difese. In un=ALLA LATINA=UNO SOLO).
La storia italiana è connotata dalla debolezza poltiica ma è anche vero che la storia è storia di alterne vicende.
v.184>:invadeano è alla latina.
v.185: polisindeto che rende più intenso l'elenco. “tutto” è in posizione di rilievo.
v.186: che=cosìche=elemento di transizione.
Ove=quando.
Trarre gli auspici v.188=trarre ispirazione
LA TOMBA ISPIRA GRANDI AZIONI.
v.188: e=elemento di transizione. Marmi è metonimia.
v.189: alfieri è un personaggio di riferimento insieme al parini.
v.191: campi è alla latina. Petrarca:” deserti campi”.
v.193: cura è latinismo.
Descrizione dell'alfieri: austero e alla ricerca della solitudine. Da un lato uno dei valori più importanti per lui è l libertà e la gloria ma era anche un aristocratico e quindi diprezzava il vulgo non avendo quindi un apertur democratica.l'alfieri pensa alla morte come alternativa al reo tempo. v.196: come parini è rappresentato attraverso l'immagine delle ossa.
v.197: ah si! È elemento di transizione.
v.198: nume=dio.
v.199: e=elemento di transizione.
Da v. 200: la voce che si leva dale tombe è la stessa che ispirò l'ira dei greci contro i persiani a maratona. Rende concreta l'idea di questa eredità che passa dai morti ai vivi e che quindi è come una voce che ha qualcosa di sacro in quanto ha qualcosa di superiore ai limiti di ciò che è esistente.
È divino ciò che supera i limiti della morte e quindi sono divini i valori.
v.204: brandi=spade.v.205: igneo=latinismo.
Da v. 202: il navigante vedeva riprodursi al battaglia come se fosse stata combattuta dai morti. Il ricordo della battagli è quindi sempre eterno.
v.212: canto delle parche=canto del destino. Sia gli sconfitti che i vincitori ne sono sovrastati. La storia è quindi dominata dal destino.
v.214: inizia la parte in cui descrive il rapporto tra le tombe e la poesia.
v.214: ippolito è il pindemonte che portò la letteratura preromantica in italia.
Lui ha viaggiato e quindi ha sentito risuonare le coste greche dei fatti antichi
da v.215: tema della memesi ovvero della giustizia della storia.
Ulisse si appropria delle armi di achille che spettavano ad aiace e questa è un ingiustizia. La storia darà però poi giustizia a chi ha subito il torto.
v.224: poppa=metonimia.
Il mare infatti sottraendo le armi a ulisse e restituendole alla tomab di aiace,rende giustizia.
v.226= e me=elemento di transizione.
v.227: tema dell'esilio.
v.230: le muse fanno da custodi e quindi la poesia è strettamente legata alla tomba (entrambe sono valori). E quando=enjambement.
Il fatto che le muse siano sdute trasmette un idea di stabilità contro l'immagine dinamica espressa dai venti nell'amica risanata dove i monti rappresentavano invece l'immagine di stabilità che si opponeva al movimento.
v.234: dove c'è il silnezio c'è la voce della poesia. Ciò che muore viene cioè consacrato e ricordato dalla poesia.
v.235: ed=elemento di transizione.  Inseminata=deserto. Il tema del deserto è posto a fronte della perennità della poesia.
v.236-237: ripetizione di eterno che da insistenza.
Da v. 241: elettra dice a giove che ora deve morire ma se lui l'ha amata davvero che almeno faccia in modo che la sua fama resti eterna.
v.252: il nominare l'ambrosia è segno della divinità.
Fu proprio infatti sulla tomba di elettra che si svolse la vicenda di troia.
V.258: richiamo al mito di cassandra che poteva prevedere il futuro ma nn essere creduta.
v.265: pascerete i cavalli= farete gli schiavi.
Cassandra aveva previsto che sarebbero diventati schiavi.
v.270:  ma quando non ci sarà più troia allora ci saranno queste tombe a ricordarla.
v.272: tema della natura che veglia sulle tombe.
v.280: perifrasi per indicare omero (evocato anche in a zacinto).
v.   288: la poesia placa il dolore dei perdenti consolando e rendendo eterno facendo giustizia.
Conclusione: la struttura è circolare infatti conclude dicendo che la poesia non potrà però andare oltre la vita umana stessa.

 

 

                                               PARAFRASI DEI SEPOLCRI
il  sonno [eterno] della morte è forse meno doloroso all’ombra dei cipressi e dentro le tombe [:nei camposanti] consolate dal pianto [dei vivi]? Quando il sole non fecondi più sulla terra ai miei occhi per questa bella popolazione di piante e di animali, e quando davanti a me non danzeranno[non si mostreranno] le ore future, attraenti di belle promesse, né udirò più [recitare] da te, dolce amico [Pindemonte], i [tuoi] versi e l’armonia malinconica che li ispira, né più mi parlerà nel cuore l’interesse nella mia vita da esule [:quando sarò morto], quale consolazione sarà per i giorni perduti [per la vita finita] un sasso [:la lapide sepolcrale] che distingua le mie [ossa] dalle infine ossa che la morte sparge in terra e in mare? È proprio vero Pindemonte!anche la speranza, ultima dea, fugge le tombe e la dimenticanza circonda tutte le cose nella sua tenebra; e una forza attiva le trasforma incessantemente di movimento in movimento; e il tempo tramuta sia l’uomo sia le sue tombe sia le ultime tracce sia ciò che è stato risparmiato [provvisoriamente] dalla terra e dal cielo.
Ma perché l’uomo dovrebbe negare prima del tempo a sé l’illusione che [una volta] morto lo trattiene [:gli fa credere di fermarsi] ancora sulle soglie dell’oltretomba? Egli [:l’uomo da morto] non vive forse anche sotto terra, quando [pure]sarà [divenuta] per lui impercettibile l’attrattiva della vita se può risvegliarla [:l’armonia del giorno, cioè la vita perduta] nella mente dei suoi [cari] con nobili preoccupazioni? Questa corrispondenza di sentimenti amorosi è divina, è una dote divina negli uomini; e grazie a essa spesso si vive [:ci si illude di vivere] con l’amico morto e il morto [vive] con noi, se la sacra terra che lo ha accolto neonato e lo ha nutrito, offrendo[gli] l’ultimo albergo nel suo grembo materno, renda intoccabili i [suoi]resti dalle offese degli agenti atmosferici e dal piede profanatore degli uomini, e un sasso[:la pietra sepolcrale] conservi il nome, e un albero amico profumato di fiori consoli le ceneri[del defunto] con le [sue]ombre gradevoli
Solamente chi non lascia eredità di afferri [:chi muore senza legami affettivi] ha poca gioia nella tomba; e se solo guarda [:immagina] oltre la [propria] sepoltura, vede la propria anima vagabondare in mezzo al dolore dei luoghi infernali, o rifugiarsi sotto le grandi ali del perdono di Dio: ma lascia i suoi resti [ceneri] alle ortiche di una terra deserta dove non prega [nessuna]donna innamorata, né [alcun] passante solitario ode il sospiro che la natura manda a noi dalla tomba. Tuttavia una nuova legge [: l’editto di Saint-Cloud] oggi impone [che] le tombe [siano] fuori dagli sguardi pietosi [:fuori dai centri abitati], e nega la fama ai morti. E giace senza tomba il tuo sacerdote, o Talia, che poetando per te coltivò con lungo amore un lauro nella sua povera casa, e ti consacrò molte opere; e tu abbellivi de tuo sorriso [:della tua armonia] le sue poesie che criticavano i viziosi aristocratici lombardi, ai quali procura piacere solo il muggito dei buoi che dalle stalle dell’Adda e dal Ticino lo rendono beato di ozi e vivande. Dove sei tu. O bella Musa fra queste piante dove io siedo e ricordo con desiderio la mia casa materna non sento profumare l’ambrosia, indizio della tua divinità. Eppure tu venivi e sorridevi a lui [:Parini] sotto quel tiglio che ora con fronde tristi va fremendo, o Dea, perché non copre la tomba del vecchio [Parini] al quale in passato era generosa di pace e di ombra.
Forse tu [:Musa] cerchi vagando fra le tombe umili dove dorma [:dove sia sepolta] la sacra testa del tuo Parini? La città [:Milano], immorale appassionata di cantanti castrati, non pose in suo onore alberi tra le sue mura, né lapidi, né iscrizioni; e forse il ladro che scontò sul patibolo i delitti gli insanguina le ossa con la testa mozzata. [Tu Musa], senti raspare fra le macerie [:i tumuli mortuari] e gli sterpi la cagna randagia che va errando sulle fosse e ululando famelica; e [senti, cioè vedi] l’upupa uscire dal teschio, dove fuggiva la [luce della] luna, e [la vedi] svolazzare intorno alle croci sparse per il camposanto e [senti] l’uccello immondo [:l’upupa] rimproverare con il [suo] verso funebre i raggi dei quali le stelle si mostrano pietose verso le sepolture dimenticate. O Dea, preghi inutilmente [che] sul tuo poeta [:Parini] [cadano] rugiade dalla notte tetra. Ahi! Sui morti non sorge [nessun] fiore, quando non sia onorato da lodi umane e da pianto affettuoso.
Dal giorno che nozze e tribunali [:giustizia] e altari [religione, cioè la civiltà] spinsero le belve umane [:gli uomini primitivi] ad essere pietose verso se stesse e verso gli altri, i viventi sottraevano all’aria malvagia e alle fiere i miseri resti [i corpi dei morti] che la natura destina ad altre forme con incessanti trasformazioni. Le tombe erano testimonianza delle glorie [familiari], e altari per i figli [discendenti]; e da esse uscivano i responsi dei Lari domestici, e il giuramento [fatto] sulle tombe degli avi fu considerato sacro [e questa fu una] religione che le virtù civili e il rispetto dei congiunti tramandarono con riti diversi per lungo susseguirsi di anni. Non sempre le lapidi sepolcrali fecero [da] pavimento alle chiese; né [sempre] il puzzo dei cadaveri mescolato agli incensi contaminò i devoti; né le città furono [sempre] rattristate da scheletri disegnati: le madri scattano nel sonno terrorizzate, e tendono le nude braccia sulla testa amata del loro caro lattante così che non lo svegli il gemere prolungato di una persona morta che chiede agli eredi le preghiere a pagamento [effettuate] dalla chiesa. Ma [anticamente] cipressi e cedri, riempiendo l’aria di puri profumi, stendevano sulle tombe il verde perenne [delle loro fronde] per eterna memoria, e vasi preziosi raccoglievano le lagrime offerte in voto. Gli amici [del defunto] rapivano una scintilla al sole [:accendevano una lampada] per illuminare la notte sotterranea, perché gli occhi dell’uomo morendo cercano il sole; e tutti i petti [dei moribondi] rivolgono l’ultimo sospiro alla luce fuggente. Versando acque purificatrici, le fontane facevano crescere amaranti e viole sul tumulo mortuario; e chi sedeva [sulle tombe] a versare latte e a raccontare le sue pene ai cari estinti sentiva intorno un profumo come dell’aria dei beati Elisi. [Questa è] un’illusione benefica che rende care alle giovani inglesi i giardini dei cimiteri attorno alle città, dove le conduce l’amore della madre perduta [:morta], dove pregarono i Geni di concedere il ritorno al valoroso che troncò dell’albero maestro la nave conquistata. Ma dove [invece] l’eroismo di gesta nobili è spento e la ricchezza e la vita siano guide alla vita civile, cippi e monumenti di marmo sorgono [quali] inutile ostentazione   e [quali]funeste immagini dell’oltretomba. Il popolo intellettuale e quello ricco e quello nobile, adornamento e guida per il bel regno italico, ha già la sua tomba da vivo nelle regge oggetto di adulazione, e [come]unica lode [ha]gli stemmi [nobiliari]. La morte prepari [invece] a me un ricovero sereno quando un giorno la sorte cessi di perseguitarmi e gli amici raccolgano non eredità di tesori, ma sentimenti appassionati e l’esempio di una poesia libera.
Le tombe dei grandi spingono a nobili imprese gli animi grandi, o Pindemonte,; e rendono al [giudizio del] forestiero bella e santa la terra che le contiene. Io quando vidi il monumento [: la chiesa di S.Croce a Firenze] dove riposa il corpo di quel grande [Machiavelli] che, temprando lo scettro  ai potenti [:fingendo di insegnare loro le tecniche del potere], ne sfronda gli allori [:la gloria], e svela alle genti di quali lagrime e di quale sangue [:di quanto dolore] grondi [il potere]; e la tomba di colui [Michelangelo] che in Roma innalzò agli dei un nuovo Olimpo [:la cupola di San Pietro]; e la tomba di colui che [Galileo] vide ruotare vari pianeti sotto la volta celeste, e il sole irraggiarli [stando] immobile, così che aprì per primo le vie del firmamento inglese [:Newton] che [poi] vi avanzò profondamente; esclamai “beata te” [:Firenze], per l’aria felice [e] piena di vita, per le acque che l’Apennino fa scorrere verso di te dalle sue montagne! La luna, lieta della tua aria, ricopre di luce limpidissima i tuoi colli, festanti per la vendemmia; e le valli circostanti popolate di case e di oliveti, mandano verso il cielo mille profumi di fiori. Tu [Firenze], inoltre, hai udito per prima il poema [:la divina commedia] che rallegrò [consolò] l’ira al ghibellino esule [:Dante], e tu hai dato i cari genitori e la lingua a quella dolce voce di Calliope [: a Tetrarca], che adornando di un velo candidissimo l’amore, [il quale era]nudo in Grecia e nudo in Roma, [lo] restituì in braccio a Venere celeste;
ma [sei] più beata [ancora, tu] che raccolte in un’unica chiesa conservi le glorie italiane, forse le uniche [rimaste] da quando le Alpi indifese e l’onnipotenza delle alterne sorti umane ti hanno sottratto le armi e le ricchezze e tutto [il resto], tranne la memoria[:della passata grandezza]. E spesso Vittorio [Alfieri] venne ad ispirarsi presso questi marmi [:le tombe di Santa Croce]. Irato con il destino della patria, vagava silenzioso dove l’Arno è più deserto, osservando desideroso i campi e il cielo; e poiché nessun aspetto vivente gli addolciva l’ansia, [egli], severo, si fermava qui; e sul volto aveva il pallore della morte e la speranza. [Alfieri] abita [: è sepolto] in eterni con questi grandi: e le ossa emanano amore di patria. Ah si! Un Dio parla di quella pace sacra e ispirò il valore e l’ira dei greci contro i persiani in Maratona, dove Atene consacrò le tombe ai suoi prodi. Il navigatore che navigò a vela quel mare [:l’Egeo] sotto [l’isola] Eubea, vedeva nella vastità buia balenare scintille di elmi e di spade che si scontrano, [vedeva] le pire [per bruciare i cadaveri] fumare vapore di fuoco, [vedeva] fantasmi di guerrieri lampeggianti di armi di ferro cercare lo scontro; e nell’orrore dei silenzi notturni si spargeva nei campi un lungo frastuono di eserciti e un suono di trombe e un [rumore prodotto dall’] incalzare di cavalli che corrono scalpitando sugli elmi dei moribondi, e pianto, ed inni, e il canto della Parche. O Ippolito, felice te, che ai tuoi verdi anni [nella giovinezza] percorrevi l’ampi regno dei venti! E se il pilota rivolse la tua nave oltre le isole Egèe, certo udisti le coste dell’Ellesponto [ri]suonare di antichi fatti, e [udisti] la corrente rimbombare portando le armi di Achille alle coste del Capo Reteo sopra le ossa di Aiace: la morte è giusta dispensatrice di gloria verso i valorosi; né l’astuta intelligenza, né il favore dei re conservavano a Ulisse le difficili spoglie [:le armi di Achille], poiché l’onda incitata dagli dei dell’oltretomba le ritolse alla nave errabonda. E le Muse, animatrici del pensiero umano, chiamano me ad evocare gli eroi [greci], me che i tempi [malvagi] e il desiderio di onore fanno andare esule fra popolazioni diverse. Le Muse siedono [quali] custodi dei sepolcri, e quando il tempo con le sue fredde ali vi distrugge perfino le rovine, [esse] allietano i deserti con il loro canto, e l’armonia supera il silenzio di mille secoli.
E oggi nella Triade desertica splende eternamente [davanti] ai viaggiatori un luogo eterno per la ninfa [:Elettra] di cui Giove fu sposo e [che] diede a Giove il figlio Dàrdano, da cui derivano Troia e Assàraco e i cinquanta figli sposati [di Priamo] e il regno della popolazione discendente da Iulo [:i Romani]. Infatti quando Elettra udì la parca che la chiamava dalle vitali brezze della luce [:dalla vita] [per andare] alle danze dell’Eliso [:nell’oltretomba], rivolse a Giove l’ultima preghiera:E se – diceva- a te furono cari i miei capelli e il [mio] viso e le dolci veglie [d’amore], e la volontà del destino non mi concede premio migliore [della morte], almeno proteggi dal cielo l’amante morta [:la sua tomba], così che resti memoria della tua Elettra. Così pregando moriva. E l’Olimpo [Giove] piangeva di ciò; e la testa immortale [di Giove ] chinandosi spandeva dai capelli ambrosia sulla ninfa, e fece sacri quel corpo e la sua tomba. Qui si riposò Erittonio, e riposano i resti del giusto Ilo; qui le donne troiane scioglievano i capelli inutilmente – ahi!- pregando di allontanare l’imminente destino [:la morte] dai loro manti; qui venne Cassandra, quando il dio [Apollo] [entratole]in petto le faceva predire il giorno mortale; e cantò una profezia appassionata ai morti e [vi] guidava i nipoti, e insegnava ai giovanetti il lamento amoroso. E [Cassandra] diceva sospirando [ai nipoti] “ O se mai il cielo permetta a voi di ritornare da Argo [:dalla Grecia] dove pascerete i cavalli [:sarete schiavi] per Diomede e per il figlio di Laerte [:Ulisse], invano cercherete la vostra patria! Le mura, opera di Apollo, fumeranno sotto le loro macerie. Ma i Penati di Troia avranno dimora in queste tombe; perché è un dono degli dei conservare un nome elevato [anche] nelle miserie. E voi palme e cipressi che le nuore di Priamo piantano, e [che] crescerete presto – ahi!- innaffiati di lacrime vedovili, proteggete i miei avi: e chi, pietoso, asterrà la scure dalle fronde sante si addolorerà meno di lutti di parenti e toccherà santamente l’altare. Un giorno vedrete un cieco mendicante [:Omero] aggirarsi sotto le vostre ombre antichissime, e penetrare nei loculi a tentoni, e abbracciare le urne, e interrogarle. Le cavità nascoste gemeranno, e tutte le tombe narreranno di Troia, distrutta due volte e due risorta splendidamente sulle vie silenziose per rendere più bella la vittoria finale ai figli di Peleo [Achille e Pirro, cioè i greci] mandati dal fato. Il sacro poeta [:Omero], consolando con la poesia quelle anime afflitte, eternerà i principi greci per tutte le terre che il gran padre oceano circonda. E anche tu Ettore, avrai l’onore del pianto ovunque sarà [considerato] santo e degno di lagrime il sangue versato per la patria [:dovunque vi sarà civiltà], e finché il sole risplenderà sulle sciagure umane [:finché durerà l’uomo].